Situata sulla costa occidentale della penisola istriana, Parenzo è una città le cui radici risalgono all’antichità. L’impero romano ha segnato la città con i propri edifici i quali oggi, anche se soltanto con i resti, attirano la curiosità degli abitanti o dei passanti. Parenzo si vanta della sua presenza plurisecolare in questa zona bellissima spalancando le sue porte anche all’uomo moderno bisognoso di un po’ di ristoro dopo il duro lavoro. Il paesaggio meraviglioso, il mare pulito, la costa frastagliata, la natura intatta sono un invito a tanti a trascorrere una vacanza breve o lunga.
La Basilica Eufrasiana, del sesto secolo, è l’edificio più importante, quello per il quale Parenzo è conosciuta nel mondo. E’ un motivo di vanto per i parenzani, luogo d’incontro per quelli che vi arrivano. Il primo incontro con la Basilica Eufrasiana è per le persone un qualcosa di veramente meraviglioso, tantoché anche le Istituzioni Internazionali lo hanno riconosciuto. Infatti, le Nazioni Unite e precisamente l’UNESCO, il giorno 6 dicembre 1997 ha inserito il complesso Eufrasiano sulla Lista del patrimonio dell’umanità per lo stato di conservazione e per la sua bellezza.
All’inizio del ventesimo secolo il vescovo Flapp fece costruire l’entrata solenne nel complesso della Basilica Eufrasiana. Nella lunetta, sopra il portone di ferro è situata l’immagine di Gesù Cristo ed il testo vangelico: “Io sono la porta. Se uno entra per me, sarà salvato.” (Giovanni, 10, 9). Si tratta di un ingresso davvero unico in queste zone nel luogo della fede, della cultura, dell’arte, della storia. Benvenuti!
Già nei primi secoli dopo Cristo Parenzo era venuta a conoscenza dell’esistenza dei cristiani. Negli ultimi decenni del secondo secolo in città esisteva una comunità cristiana con a capo il vescovo Mauro (Maurus). I cristiani si radunavano segretamente nella sua casa divenuta la prima chiesa. Nel refettorio della casa è stato costruito un mosaico raffigurante un pesce come ornamento, che nella lingua greca si traduce con ICHTHYS, le cui singole lettere sono le iniziali di: Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore.
Probabilmente verso la metà del terzo secolo (253 – 260) o al più tardi verso l’anno 303, il vescovo Mauro e tutto il clero parenzano: Eleuterio, Proietto, Acolito, Demetrio e Giuliano, per i quali non si sa se fossero laici o chierici ed insieme a loro ancora quattro laici, subirono il martirio. Nel 313 l’imperatore Costantino diede la libertà alla chiesa e molto presto i cristiani ampliarono il refettorio del Vescovo e martire Mauro aprendo la prima chiesa pubblica. Nella seconda metà del quarto secolo (nel 380 ca.) in questo spazio fu costruita la prima basilica nella quale furono trasportati i resti del Vescovo Mauro e degli altri martiri dal cimitero paleocristiano situato fuori dalle mura cittadine e furono collocati nell’altare centrale e nell’episcopio.
Nel 1847 è stata rinvenuta la lapide che testimoniava l’esistenza e la traslazione di San Mauro nella prima basilica risalente al quarto secolo. Questo sacro luogo di culto contiene il corpo del martire Mauro. La chiesa primordiale è stata rinnovata con le sue preghiere. E’ stato trasferito qui degnamente dove divenne Vescovo e martire moltiplicando l’onore di questo luogo.
Nella prima metà del quinto secolo in questo luogo, accanto all’edificio esistente, fu costruita la grande, cosiddetta, Basilica preeufrasiana.
Mosaici pavimentali della sala di culto della basilica preeufrasiana nell’ex sagrestia. Sui muri troviamo anche le rappresentazioni musive del quindicesimo secolo.
Vedendo lo stato di decadenza della basilica, verso la metà del sesto secolo (543 – 554) il vescovo Eufrasio ordinò la demolizione e la successiva costruzione di una meravigliosa basilica a tre navate, edificio che suscita ammirazione anche ai giorni nostri. In quell’epoca fu costruito l’intero complesso: l’atrio, il palazzo del vescovado, mentre è stato restaurato il vecchio battistero. Un po’ più tardi, nella seconda metà del sesto secolo fu costruita anche la cella trichora (probabilmente come mausoleo del vescovo Eufrasio).
Nel corso della costruzione e dell’abbellimento della Basilica parenzana, è visibile l’influsso di Costantinopoli, centro della cultura protobizantina. Le colonne della basilica assieme ai capitelli sono stati trasportati dalla cava di pietra di Proconeso nel mar di Marmara vicino a Costantinopoli.
L’arcata che divide la navata centrale da quella settentrionale è abbellita da una bellissima stuccatura tardoantica, mentre la facciata meridionale ne è priva a causa del terremoto avvenuto nel 1440.
Il recinto del santuario è stato restaurato senza le colonnine ora situate nell’atrio. L’abside centrale con i suoi mosaici meravigliosi attira l’attenzione di tutti coloro che entrano in chiesa. In cima è situato Gesù Cristo con gli apostoli. Il Cristo in veste di guida sta seduto tenendo in mano un rotolo del libro con la dicitura: “Sono la vera Luce”. Ego sum lux vera.
La figura centrale nel semicerchio dell’abside è la Beata Vergine Maria assunta in cielo. Sta seduta nella gloria divina, circondata dagli angeli nell’atteggiamento di donare Gesù, Figlio di Dio e suo, alle genti. Da una nuvola la mano del Padre celeste sta incoronando la Beata Vergine Maria. Alla parte destra, accanto all’angelo, stanno i martiri parenzani senza i nomi iscritti. Con ogni probabilità si tratta di Sant’Eleuterio, Acolito e Proietto. Dalla parte sinistra, accanto all’angelo, si vedono San Mauro, primo Vescovo parenzano e martire, il quale regge in mano il modello della chiesa, e poi vi troviamo l’arcidiacono Claudio, fratello del vescovo Eufrasio, con il figlioletto Eufrasio.
A metà dell’arco, sopra l’altare, si erige l’Agnello – simbolo di Gesù sacrificatosi per la gente. Dalla parte destra e sinistra dell’arco si possono scorgere le vergini ed i martiri che seguono Gesù, Agnello di Dio.
Nella parte sinistra dell’abside principale è rappresentata l’Annunciazione. L’angelo in movimento e la perplessità della Beata Vergine Maria che sta seduta davanti alla casa di Nazareth, la quale è rappresentata secondo la forma della basilica parenzana. Qui avviene l’incontro tra il celeste ed il terreno, tra Dio e l’uomo. Dio si incarna diventando Uomo.
Nella parte destra dell’abside principale è rappresentata la Visitazione della Beata Vergine Maria alla cugina Elisabetta, anch’essa incinta. Questo è l’incontro di due madri che hanno accettato l’Annuncio divino e la maternità.
Dietro al trono vescovile, nell’abside principale, sta il messaggero celeste – l’Angelo che nelle mani tiene i simboli di Gesù Cristo, Salvatore del mondo.
Nella parte sinistra (settentrionale) vi è la figura del sacerdote Zaccaria, padre di Giovanni Battista, al quale appare l’Angelo annunciandogli la nascita del figlio.
Alla destra (meridionale) sta la figura di Giovanni Battista, predecessore e messaggero di Gesù. Infine, nella zona inferiore dell’abside principale, accanto al trono vescovile di marmo sia a destra che a sinistra, ci sono delle lastre marmoree, ricoperte di madreperla e smalto (alcune risalgono ad antichi templi pagani della prima metà del primo secolo).
Il Ciborio – il baldachino sono del vescovo Ottone e risalgono al 1277. I medaglioni nel mosaico rappresentano le immagini dei martiri parenzani, San Mauro ed Acolito, Sant’Eleuterio e Proietto nell’ornato vescovile che subirono la morte con il martirio insieme a San Mauro. Essi non sono vescovi ma sacerdoti. Nei medaglioni sono rappresentati anche i martiri parenzani, Demetrio e Giuliano con vestiti laici con la croce in mano. Le loro reliquie sono state rinvenute nella chiesa del palazzo del vescovado all’inizio del tredicesimo secolo durante l’episcopato di Folcherio. Durante la costruzione della Basilica, molto probabilmente il Vescovo Eufrasio fece costruire anche la chiesa dove sono state depositate le reliquie degli altri martiri parenzani.
Al posto del piccolo altare di marmo, dove il vescovo Eufrasio fece depositare le reliquie dei santi Mauro ed Eleuterio, che in seguito venne collocato nell’abside situata a destra (meridionale) della basilica, fu costruito un nuovo grande altare per il quale il vescovo Giovanni di Parenzo, nato nel 1452 in Croazia, ordinò l’antependio di argento dorato. L’altare è stato rubato nel 1669 e poi nel 1974. Il vescovo Giovanni di Parenzo, grande benefattore della basilica è stato sepolto nel santuario nella parte sinistra (settentrionale) del presbiterio.
Nella guerra tra Venezia e Genova, le reliquie dei santi Mauro ed Eleuterio sono state portate a Genova come bottino di guerra nel 1354. Il Vescovo Tasso ha ricevuto nel 1508 da Genova dei frammenti di ossa dei santi Mauro ed Eleuterio ed ha fatto realizzare un apposito reliquiario. Nel 1934 Genova ha restituito solennemente le reliquie dei martiri parenzani. Queste non si custodiscono più nel sarcofago ma nell’altare principale. In occasione della festività di San Mauro, il 21 novembre, queste vengono esposte per essere venerate dai fedeli.
L’abside sinistra (settentrionale): Gesù Cristo sta incoronando i santi Cosimo e Damiano, medici e martiri.
L’abside destra (meridionale): Gesù Cristo sta incoronando i santi Vitale e Severo, vescovi ravennati. Nel lapidario si trova l’altare del sesto secolo, che prima era situato nell’abside centrale nella quale venivano custodite le reliquie di San Mauro, che vennero depositate lì dal Vescovo Eufrasio. Lo stesso Vescovo ha fatto scritto orgogliosamente di se stesso di essere “pastore nella chiesa della Beata Vergine Maria e di san Mauro martire il quale non ha rifiutato di ricevere la palma del martirio per nome di Cristo.”
La Basilica possedeva la pavimentazione musiva. Due strati del pavimento musivo (lo strato più profondo apparteneva alla basilica del quinto secolo, quello meno profondo alla Basilica Eufrasiana del sesto secolo).
Nel 1247 il vescovo di Parenzo, Pagano, ha fatto costruire un grande sarcofago di marmo dove venivano custodite le reliquie dei santi Mauro ed Eleuterio. La collocazione originaria del sarcofago era dietro all’altare dei santi Mauro ed Eleuterio nella navata destra (meridionale), mentre adesso si trova nella cella trihora.
Al posto di una cappella più antica, dalla parte destra (meridionale) della basilica, si trova la cappella di Santa Maria, fatta costruire dal vescovo Peteani nel corso del restauro della basilica avvenuto dal 1844 al 1846. Nella cappella è custodito il grande quadro dell’Ultima Cena di Giacomo Palma il Giovane. Qui si trova anche l’altare barocco con la statua della Vergine venerata durante il Medio Evo come miracolosa.
Nella parte destra (meridionale) accanto alla cappella della Vergine Maria dopo la Prima guerra mondiale è stata costruita la cappella nella quale è stato situato l’altare di marmo del Sacro Cuore di Gesù, che prima si trovava nella basilica nella parte destra (meridionale). Si trovano qui oggi anche gli stalli del coro.
Verso la metà del XV secolo il vescovo Giovanni di Parenzo ha fatto realizzare anche gli stalli del coro in stile gotico fiorito i quali da un lato portano la sua immagine.
Nella seconda metà del diciassettesimo secolo dalla parte destra (meridionale) della Basilica, immediatamente accanto all’entrata, è stata costruita contro la peste la cappella votiva del voluta dal comune di Parenzo. Essa è dedicata alla Santa Croce ed è situata nella posizione delle ex chiesette di Santa Caterina e di Sant’Antonio Abate. Sull’altare si trova la croce rinascimentale del quindicesimo secolo.
I mosaici sulla facciata della Basilica raffigurano i quattro martiri uccisi insieme a San Mauro. Accanto alle finestre sono situati sette candelieri apocalittici. In cima alla facciata si trovava il mosaico del Salvatore sul globo con i dodici apostoli. Il muro posteriore della basilica, sopra il tetto dell’abside era ornato dal mosaico della Conversione di Gesù (le tracce sono ancora visibili).
Davanti all’entrata della Basilica c’è l’atrio coperto di forma quadrangolare con tre archi per ogni lato. La metà dell’atro scandita dagli archi è aperta. La parte orientale ed occidentale dell’atrio che porta verso la basilica e verso il battistero ha, invece, l’arco meridionale rialzato. Gli archi poggiano sulle colonne e sui capitelli (modo di abbellimento alto bizantino). Gli archi ed i capitelli come pure quelli della basilica sono stati portati da Bisanzio. Nel XVI e nel XVII secolo durante le grandi epidemie, lo spazio dell’atrio e lo spazio circostante alla chiesa veniva usato come cimitero. L’atrio è stato sistematicamente restaurato nella seconda metà del diciannovesimo secolo. I muri dell’atrio venivano usati per la sistemazione di frammenti di epoche diverse appartenenti al complesso della Basilica.
Il battistero è situato nella parte occidentale del complesso con l’entrata diretta verso la Basilica. Fu costruito nel quinto secolo, fatto restaurare ed ornare dal vescovo Eufrasio nel sesto secolo. Un altro nuovo restauro del battistero risale al 1881 ed al 1935. Il battistero è un edificio ottagonale con il fonte battesimale di forma esagonale per metà. Il battistero veniva “inglobato” da un deambulatorio esagonale con un tetto ripido coperto e da tre entrate nel battistero. Sopra il fonte battesimale con il recito si trovava il ciborio. Gli ornamenti nel battistero indicavano l’importanza di questo luogo. Qui si trova anche una lapide situata nel cimitero cittadino durante il trasporto delle reliquie di san Mauro nella prima basilica del quarto secolo.
Accanto alle chiese nel Medio Evo vennero costruiti anche i campanili; quello edificato nel 1522 ad ovest del battistero ha un’altezza di 35 metri, oggi è un interessante “belvedere”.
Il palazzo episcopale, situato nell’area nord-occidentale, è parte integrante del complesso della Basilica. Al piano di sopra si trova la sala solenne con delle absidi di forma semicircolare al suo lato settentrionale. Questa era anche la sala delle udienze dove il vescovo riceveva gli ospiti. Accanto alla sala, a destra ed a sinistra, si trovavano delle piccole cappelle. Il palazzo del Vescovo fu costruito verso la fine del quinto, inizi del sesto secolo.
Sul portico, davanti al palazzo episcopale sono esposti diversi resti, capitelli, frammenti di iscrizioni su lapidi risalenti a costruzioni precedenti delle basiliche che sono sorte in questo luogo. Si tratta di un’aggiunta ai reperti situati nell’atrio. La parte più importante del lapidario è conservata al pianterreno del palazzo vescovile. Si tratta di frammenti originari di pavimenti musivi del quarto e del quinto secolo. Tra i simboli che troviamo c’è quello del pesce – simbolo di Cristo, del cristianesimo e di questa zona. Accanto al frammento del pesce c’è l’altare dove sono conservate le reliquie dei santi Mauro ed Eleuterio. La cattedra in pietra dell’inizio del nono secolo (800) risale con ogni probabilità all’abbazia benedettina di San Cassio del Predol (Parenzo).
Negli spazi del palazzo dell’episcopio al primo piano, l’ospite può ammirare le espressioni dell’arte cristiana di queste zone attraverso diversi secoli. La chiesa curava in modo particolare gli spazi religiosi e gli oggetti avendo premura di sistemarli, ornarli e conservali. Si possono vedere i calici, i cibori, i reliquiari, le cibule, le pale, le statue, i crocifissi di grande valore risalenti ad epoche diverse, i mobili, ecc.
Parenzo è una città bellissima. Ogni sua pietra fa parte di una ricchissima storia di fede, cultura e arte. La Basilica Eufrasiana testimonia in modo particolare attraverso la propria architettura ed i suoi mosaici la storia lontana, la forza della fede che rafforzava i martiri nella testimonianza, spronando i fedeli della città a conservare questo meraviglioso gioiello divino. Per il presente e per il futuro: anche noi siamo invitati ad essere i custodi di tutto questo!
E’ questa la vera luce…